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martedì 29 aprile 2008

Donadoni: "Del Piero?
Oggi lo chiamerei al volo"


In un'intervista a La Repubblica il commissario tecnico della Nazionale apre di nuovo le porte al fuoriclasse della Juve, in vista di Euro 2008. "Sei mesi fa non so, ma oggi parlano i fatti", dice.


Roberto Donadoni ha un pregio: dire quello che pensa. In un passato più o meno recente non ha esitato a elencare tutti i suoi dubbi su Alessandro Del Piero. Ma oggi non può fare a meno di arrendersi all'evidenza. Così, intervistato da Gianni Mura su La Repubblica, il cittì afferma: "Sei mesi fa non so, ma oggi lo chiamerei al volo. Parlano i fatti. Ma io parlerò di convocazioni solo nella data stabilita".

ABBONDANZA - Insomma, Donadoni apre di nuovo le porte della Nazionale al divino Ale, che si sta guadagnando la pagnotta a suon di gol (e che gol!) e di grandi prestazioni. Il tecnico azzurro gongola perché il materiale non gli manca e non nasconde che in vista degli Europei avrà una scelta sempre più allargata. Colpa dello straordinario finale di stagione di molti giocatori, Del Piero su tutti. "Sembra che in tanti siano decisi a crearmi problemi d'abbondanza - risponde Donadoni -. Di una cosa sono già sicuro, però: con Del Piero e con altri, quali che siano le mie scelte, non ci saranno polemiche. Siamo tra persone civili".

SACCHI E SONETTI - Nella lunga intervista l'allenatore parla del suo passato: esordio, vittorie e maestri; Arrigo Sacchi compreso. "Quanto ha influito sulla mia carriera? Molto. Arrigo fu uno choc enorme, la fatica che si faceva con lui non si può raccontare. Ma il maestro resta Raffaello Bonifacio, che mi portò al'Atalanta. Sonetti fu il il mio incubo: per mesi ho sognato di strangolarlo. 'O faccio di te un calciatore o ti faccio smettere' ripeteva il suo faccione, e io ogni notte lo strangolavo".

EMOZIONI - Ora in fondo all'orizzonte c'è Euro 2008. E dopo ancora un grande punto di domanda sul futuro del c.t. in Nazionale. Ma il contratto non ancora rinnovato non sembra essere un cruccio. "Questo ruolo lo vivi con molta serenità. Accettare le proposte che mi hanno fatto era contrario alla mia dignità. Partiremo puntando in alto, questo è chiaro". Quindi una riflessione finale: da allenatore ammette di aver scoperto "le emozioni". "Da giocatore -sostiene - evidentemente non ho saputo viverle. Il gol di un azzurro mi emoziona molto di più adesso che sto in panchina di quando il gol lo segnavo io".
(da gazzetta.it)

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