Calciopoli, sotto torchio finisce l’Inter
Bergamo interrogato per 5 ore: «Ho detto che o sono tutti colpevoli o tutti innocenti». Palazzi indirizza l’indagine sui nerazzurri. E l’ex designatore incalza: «Perché non mi avete creduto nel 2006? Fu una farsa»
ROMA, 22 dicembre - Al centro mettono l’Inter e quello scudetto 2006 sempre più in bilico, e per questo il presidente Moratti si prepara alla sua battaglia legale a colpi di prescrizione. Ieri 5 ore di audizione, con promessa di risentirsi presto, con Paolo Bergamo per far decollare finalmente Calciopoli 2: Stefano Palazzi, il procuratore, i suoi vice più esperti, protagonisti degli ultimi scandali sportivi, compresa Calciopoli 2006, Carlo Loli Piccolomini e Marco Squiqquero hanno dovuto riaprire il file. Cercando anche di giustificarsi, perché con ruoli diversi chi faceva l’Accusatore al processo, chi ascoltava senza sentire da inquirente, non hanno preso in considerazione quello che l’8 giugno 2006 proprio Bergamo disse agli inquirenti. Cinque ore (ma molto del tempo è trascorso a redigere 7 pagine di verbale, una in meno rispetto alle 8 del 2006) quasi tutte a parlare dell’Inter e delle nuove/ vecchie telefonate, senza entrare troppo nel merito, delle 41 già trascritte (le altre arriveranno il 25 gennaio) che vedono Bergamo al telefono con Facchetti e Moratti. Insomma, l’indirizzo che sembra prendere l’indagine non è a 360°: per rivedere il processo 2006 in toto si dovrà attendere l’esito del quello penale, anche se in programma ci sono anche le audizioni degli altri dirigenti telefonistie grigliatori assortiti. E proprio Napoli ha indotto Bergamo e la sua avvocato, Silvia Morescanti, che nel 2006 difendeva De Santis (con molti scontri con l’allora Ufficio Indagini) a non voler entrare troppo nel merito delle singole telefonate. «A dire il vero della trascrizioni abbiamo appreso dai giornali e in aula, ma non ci hanno ancora dato le copie», si lamentano. Si va in direzione Inter, dunque: prossima tappa l’audizione (probabilmente a Torino) dell’altro designatore, Gigi Pairetto, martedì 28. Poi intorno al Natale potrebbe toccare a Moratti.
«FARSOPOLI» - Paolo Bergamo è entrato in via Po alle 11 precise. «Ho il massimo spirito collaborativo: speriamo adesso mi credano, visto che nel 2006 non hanno voluto riscontrare nessuna delle mie affermazioni. La verità è che allora si tenne un processo farsa. Con assoluta certezza posso dire che il teorema che ha portato a Calciopoli - a maggior ragione oggi, con le nuove intercettazioni - non è più credibile. E’ certo molto triste dover tornare a parlare qui delle cose dette quattro anni fa. Tornare a ripetere le stesse cose, e cioè che parlavo con tutti (dirigenti e club di Serie A, ndr), è per me una delusione - ammette Bergamo -. L’ho sempre detto, e non è una novità per me ammettere che parlavo anche con l’Inter, e quindi con Facchetti e Moratti. E lo facevo, sollecitato dalla Federazione, prima per far trovare ai miei arbitri un ambiente non ostile in campo e dopo per ammettere gli errori che si commettevano. La garanzia per tutti era che parlavo con tutti e che poi a scegliere, anche dopo aver parlato di griglie, era il sorteggio che a Napoli nessuno ha potuto dimostrare truccato. E non solo: anche Auricchio in aula ha dovuto ammettere che non si trova una telefonata in cui io indirizzo un arbitro. Insomma, per dirla alla toscana, non c’era il bimbo bello e il bimbo brutto. Se devo essere sincero fino in fondo io simpatie per la Juve non ne ho mai avute, da ragazzo e da livornese il mito ai Bagni Fiume era Armandino Picchi e la sua Inter. Grazie a lui conobbi Facchetti. Quanto alle cene, la prima fu con Giacinto, invitai poi Galliani che disse no per le elezioni di Lega, terzi, e a campionato deciso, Moggi e Giraudo: però solo per quelli della Juve ebbi casa circondata da carabinieri».
GIOCO DI RUOLO - Un gioco di ruolo, questo interrogatorio: con gli inquirenti a subire domande. «Perché non avete approfondito quello che vi dicevo?». «Non avevamo queste telefonate. Ma davvero parlavate con l’Inter?». Perché allora, in assenza dei file scoperti nel 2010, non si siano verificati in interrogatorio i contatti e il tipo dei vari Facchetti, Moratti, Capello, Spalletti, Pradè, Meani, Sacchi etc. «L’avevo detto - ha incalzato Bergamo - Ecco il verbale da voi firmato nel 2006: è tutto scritto».
COLPEVOLI O... ? - «Ho detto a loro che qui o sono tutti colpevoli o tutti innocenti. E non ci sono illeciti, signori. Nel 2006 non sono stato creduto ma ora, con Palazzi abbiamo parlato proprio di quei particolari legati alle mie dichiarazioni di allora e confermate adesso dalle telefonate che sono emerse al processo di Napoli e pervenute alla procura federale. Sullo scudetto all’Inter non intervengo, ma di certo deve essere ristabilita la verità: Calciopoli non fu lo scandalo degli scandali che si ancora oggi si crede».
L’INDIRIZZO - Fondamentale, a questo punto, vista l’eloquenza delle telefonate e del cartello di senso unico preso dal procedimento del 2006, nel quale Palazzi sosteneva l’accusa ma le indagini non erano da lui dirette, la scelta del Procuratore: indirizzarsi per la strada del quesito posto da Abete sulla revoca del titolo 2006 o allargare la prospettiva sulla riconsiderazione dell’esclusività del rapporto Juve-designatori (con smontaggio del processo sportivo nella sua parte principale?) Le prime mosse sembrano preludere ad un indirizzo interista dell’indagine bis. Ma alla Juve di Agnelli che ha pagato nel 2006 un prezzo altissimo e spropositato alla lettura dei fatti cominciata ieri (ma che Palazzi preferisce non toccare) non basterà.
Alvaro Moretti da tuttosport.com
«FARSOPOLI» - Paolo Bergamo è entrato in via Po alle 11 precise. «Ho il massimo spirito collaborativo: speriamo adesso mi credano, visto che nel 2006 non hanno voluto riscontrare nessuna delle mie affermazioni. La verità è che allora si tenne un processo farsa. Con assoluta certezza posso dire che il teorema che ha portato a Calciopoli - a maggior ragione oggi, con le nuove intercettazioni - non è più credibile. E’ certo molto triste dover tornare a parlare qui delle cose dette quattro anni fa. Tornare a ripetere le stesse cose, e cioè che parlavo con tutti (dirigenti e club di Serie A, ndr), è per me una delusione - ammette Bergamo -. L’ho sempre detto, e non è una novità per me ammettere che parlavo anche con l’Inter, e quindi con Facchetti e Moratti. E lo facevo, sollecitato dalla Federazione, prima per far trovare ai miei arbitri un ambiente non ostile in campo e dopo per ammettere gli errori che si commettevano. La garanzia per tutti era che parlavo con tutti e che poi a scegliere, anche dopo aver parlato di griglie, era il sorteggio che a Napoli nessuno ha potuto dimostrare truccato. E non solo: anche Auricchio in aula ha dovuto ammettere che non si trova una telefonata in cui io indirizzo un arbitro. Insomma, per dirla alla toscana, non c’era il bimbo bello e il bimbo brutto. Se devo essere sincero fino in fondo io simpatie per la Juve non ne ho mai avute, da ragazzo e da livornese il mito ai Bagni Fiume era Armandino Picchi e la sua Inter. Grazie a lui conobbi Facchetti. Quanto alle cene, la prima fu con Giacinto, invitai poi Galliani che disse no per le elezioni di Lega, terzi, e a campionato deciso, Moggi e Giraudo: però solo per quelli della Juve ebbi casa circondata da carabinieri».
GIOCO DI RUOLO - Un gioco di ruolo, questo interrogatorio: con gli inquirenti a subire domande. «Perché non avete approfondito quello che vi dicevo?». «Non avevamo queste telefonate. Ma davvero parlavate con l’Inter?». Perché allora, in assenza dei file scoperti nel 2010, non si siano verificati in interrogatorio i contatti e il tipo dei vari Facchetti, Moratti, Capello, Spalletti, Pradè, Meani, Sacchi etc. «L’avevo detto - ha incalzato Bergamo - Ecco il verbale da voi firmato nel 2006: è tutto scritto».
COLPEVOLI O... ? - «Ho detto a loro che qui o sono tutti colpevoli o tutti innocenti. E non ci sono illeciti, signori. Nel 2006 non sono stato creduto ma ora, con Palazzi abbiamo parlato proprio di quei particolari legati alle mie dichiarazioni di allora e confermate adesso dalle telefonate che sono emerse al processo di Napoli e pervenute alla procura federale. Sullo scudetto all’Inter non intervengo, ma di certo deve essere ristabilita la verità: Calciopoli non fu lo scandalo degli scandali che si ancora oggi si crede».
L’INDIRIZZO - Fondamentale, a questo punto, vista l’eloquenza delle telefonate e del cartello di senso unico preso dal procedimento del 2006, nel quale Palazzi sosteneva l’accusa ma le indagini non erano da lui dirette, la scelta del Procuratore: indirizzarsi per la strada del quesito posto da Abete sulla revoca del titolo 2006 o allargare la prospettiva sulla riconsiderazione dell’esclusività del rapporto Juve-designatori (con smontaggio del processo sportivo nella sua parte principale?) Le prime mosse sembrano preludere ad un indirizzo interista dell’indagine bis. Ma alla Juve di Agnelli che ha pagato nel 2006 un prezzo altissimo e spropositato alla lettura dei fatti cominciata ieri (ma che Palazzi preferisce non toccare) non basterà.
Alvaro Moretti da tuttosport.com
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