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sabato 16 luglio 2011

«Scudetto 2006,. la Figc
emetta atto contrario»


«Scudetto 2006,. la Figc emetta atto contrario»

Il docente di Diritto: «I consiglieri farebbero bene, per evitare di infliggere al­tri danni all’ordinamento del calcio, a prendere atto che per cinque anni si è giocato su quello scudetto co­me effetto di un provvedimento che in realtà nessuno ha mai visto»

TORINO, 15 luglio - Professor Federico Tedeschini, da ordinario di Di­ritto Pubblico dell’Università di Roma e insigne amministrativista, pensa anche lei che lo scudet­to del 2006 non può che restare all’Inter perché manca un atto ufficiale a sancirlo?
«Si dice: la comunicazione fatta dalla Figc e da uno dei suoi uffici, quello dei rapporti coi media, non è un atto ufficiale. Bene, ma è un comportamento che per la leg­ge 241 consente una impugnazione, visto che proprio nel dettato normativo non si parla solo di “atti” ma an­che di “comportamenti”. Quel comportamento consi­stente nell’emissione del comunicato del 26 luglio 2006, che non è un foglietto volante, ma la comunicazione di una decisione federale della quale non troviamo evi­denza in alcun atto formale. E quello della Figc appa­re dunque qualificabile come comportamento extra or­dinem idoneo a produrre un danno risarcibile ai sensi dell’articolo dell’articolo 2043 del codice civile: l’aver fatto credere attraverso la propria comunicazione che era stata assunta una decisione di cui non vi è invece altra traccia è sicuramente un fatto. Quel comunicato conta e pesa: si è parlato tanto di provvedimenti ad ef­fetto mediatico, quelli del 2006. Beh uno scudetto asse­gnato mediaticamente ci mancava? Tra l’altro il Com­missario di allora qualche atto positivo lo ha compiu­to: chiede un parere, prefigura un possibile cambia­mento della classifica (“per penalizzazioni o retrocessio­ne all’ultimo posto”, scrive) prima della sentenza della Corte Federale, decide che non esistono le condizioni di non assegnazione, ovvero che c’è limpidezza in capo al destinatario del titolo ri-attribuito, l’Inter. Avviando una causa civile chiederei innanzitutto conto degli at­ti formali compiuti prima di diramare quel comunica­to: dove sono?».

Come si fa ora a tornare indietro?
«Con un atto contrario, del Consiglio Federale: l’unica traccia di quella decisione è - come visto - il comunica­to stampa. Invece di discutere di prescrizioni o compe­tenze a decidere, se ne pubblichi uno di tenore esatta­mente contrario in cui si affermi che la precedente co­municazione del 2006 non ha alcun valore. Questo al­meno per evitare il protrarsi di un vantaggio che l’In­ter non ha mai effettivamente conquistato».

Il suggerimento dei legali Figc al Consiglio è di di­chiararsi non competenti.
«I consiglieri farebbero bene, per evitare di infliggere al­tri danni all’ordinamento del calcio, a prendere atto che per cinque anni si è giocato su quello scudetto co­me effetto di un provvedimento che in realtà nessuno ha mai visto. Anche l’inerzia o l’omissione produce dan­no, un danno continuato. Parlo di un ambito civile, ov­viamente, ma temo che la Federcalcio continui a fare affidamento sulla famigerata clausola compromisso­ria che impedisce agli iscritti a rivolgersi alla giustizia ordinaria. Ma se continuiamo così, prima o poi, qualcu­no porrà la questione all’attenzione della Corte Euro­pea dei Diritti dell’Uomo così come fece Bosman a Lus­semburgo. E’ ancora necessario aggiungere qualcosa?».
(da tuttosport.com)

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