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lunedì 4 luglio 2011

Scudetto del 2006
Come finirà?


Giancarlo Abete. Ansa

Martedì il Consiglio Federale studierà la relazione di Palazzi. Il 18 luglio si pronuncerà. Tutto quello che c'è da sapere: posizioni, sviluppi e retroscena

ROMA, 3 luglio 2011 - La revoca dello scudetto 2006 è ancora in ballo. Non è chiaro però chi debba ballare. Si moltiplicano infatti i dubbi giuridici sulla possibilità che il consiglio federale sia davvero il padrone della decisione sul titolo assegnato all’Inter cinque anni fa. Intanto domani la relazione del procuratore federale Stefano Palazzi, non lo scarno comunicato di venerdì, ma il documento in cui viene dato un giudizio di merito sulla rilevanza delle intercettazioni bis, quelle che hanno fatto nascere supplemento d’inchiesta ed esposto Juve che reclama la revoca, verrà consegnata alle parti.

Le decisioni di Palazzi, diffuse ufficialmente dalla Federcalcio, che valore danno al contenuto delle intercettazioni bis che la difesa di Moggi ha tirato fuori al processo penale di Napoli?

«Dividono le posizioni studiate in tre categorie: "non sussistono i fatti", "non sono emerse fattispecie non coperte da giudicato" o "non sono emerse fattispecie non prescritte"». Fra le ultime, l’Inter e Moratti. Che non sono perseguibili dunque per prescrizione».

Ma secondo le nuove indagini di Palazzi quanto sono gravi i fatti?
Questo lo sapremo leggendo la relazione che è ancora secretata. Ma quella di Palazzi, ricordiamolo, è una istruttoria, non una condanna. Con quelle parole il procuratore federale in sostanza dice: se nel 2006 si fosse saputo delle telefonate di Facchetti e Moratti (e di Campedelli del Chievo, Spinelli, Gasparin, Cellino, Foschi, Governato, Corsi e Spalletti, al tempo in cui allenava l’Udinese) con i designatori e in qualche caso con gli arbitri, ci sarebbe stato il deferimento. Poi l’eventuale processo avrebbe potuto pure assolvere tutti.

Ma in queste famose intercettazioni bis cosa c'era?
C’erano delle telefonate di alcuni dirigenti con designatori e arbitri. Per l’Inter la più interpretabile in chiave negativa è quella in cui Facchetti ricorda al designatore Bergamo lo «score» dell’arbitro Bertini con l’Inter. Comunque i pm hanno detto a Napoli: sono ininfluenti, i veri reati (penali) sono altri. Gli avvocati di Moggi e degli altri imputati pensano l’esatto contrario.

Dunque, per singoli tesserati e per le società è scattata la prescrizione. E per lo scudetto?
Per lo scudetto no. Ma anche su questo c’è una corrente di pensiero scettica sull’argomento.

In ogni caso, ormai da mesi, si è detto che sarebbe stato il Consiglio federale, cioè l’organo politico a decidere. Perché?
La decisione precedente, il non intervento per la «non assegnazione», insomma l’assegnazione di fatto, fu presa da Guido Rossi, allora commissario straordinario della Federcalcio, una carica che riunisce in sé le prerogative del presidente e del consiglio federale.

Ora chi ha cambiato idea?
Nel consiglio federale si fa forte il partito del «siamo sicuri che la decisione spetta a noi e non a un organo di giustizia sportiva?» Abete, invece, vorrebbe decidere subito. Con lui, almeno a carte scoperte, c’è solo la componente della Lega di B. Anche diversi esperti di diritto sportivo sono dubbiosi. La memoria dell’Inter, firmata dal presidente emerito del Consiglio di Stato Mario Egidio Schinaia, è tutta incentrata su questo: il consiglio federale non può decidere.

Ma le carte che cosa dicono?
I tre saggi che fornirono il parere a Guido Rossi scoprirono l’assenza di un provvedimento di «assegnazione» dello scudetto, che è «automatica». Vale insomma la redazione della classifica e la comunicazione alla Uefa delle squadre per la Champions League. La Figc ha però, questo scrivevano i saggi, il «potere discrezionale di deliberare la non assegnazione» nel caso di «irregolarità tali da falsare l’intero campionato» o «di squadre non sanzionate che hanno tenuto comportamenti poco limpidi». Da qui il quesito a scoppio ritardato: quelle telefonate interiste sono «comportamenti poco limpidi» o no?

E lo Statuto e il Codice di Giustizia Sportiva che dicono?
Lo Statuto - articolo 13, comma 2 - recita che la «Figc decide sull’assegnazione del titolo di campione d’Italia». La Federcalcio, non la Lega, per intenderci. Ma la Figc sono i suoi organi politici o anche la sua giustizia sportiva? Il codice infatti inserisce fra le sanzioni (articolo 18, comma l) «la non assegnazione o revoca dell’assegnazione del titolo di campione d’Italia». E le sanzioni le danno gli organi di giustizia sportiva. Questo dicono i dubbiosi: se c’è sanzione, prima deve esserci processo e il consiglio federale un processo non lo può fare.

Quali sono le prossime puntate?
Domani la relazione Palazzi viene tirata fuori dalla cassaforte. Il consiglio federale comincerà a studiare la questione martedì, ma sarà soltanto un atto formale. Poi ci potrebbe essere la decisione nella riunione successiva, il 18. Ma i dubbi sono tanti.

E se non fosse il consiglio federale a dover decidere, chi dovrebbe farlo?
In teoria, parlando di interpretazione delle norme, potrebbe essere la sezione consultiva della Corte di giustizia federale a spiegare il «chi» deve decidere. Ma tiriamo il freno, vista la complessità della storia, il pronostico è complicato...

Valerio Piccioni
da gazzetta.it

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